Menu Chiudi

I.P.A.B.

La storia

L’assistenza pubblica a favore delle fanciulle orfane e povere, promossa dalle autorità ecclesiastiche, a Partanna ha un solo nome, quello dei Renda, famiglia che si perpetuerà poi nei vari rami degli Emanuele.

Ai Renda, infatti, si deve la fondazione della prima e della seconda “casa per orfane”.

La prima “Casa per Orfane”

Dell’esistenza a Partanna di una “Casa per Orfane” si ha notizia per la prima volta dalla “Relazione ad limina” del 1699 del vescovo di Mazara, mons. Bartolomeo Castelli, il quale annota: “Adest domus orphanorum sub titulo Immaculatae Conceptionis, in qua vivant decem puellae ex aliquibus redditibus et elaemosynis”. Il Varvaro (“Partanna nella storia …”, pagg. 140-141) la dice fondata nel 1678 ad opera di D. Antonino Renda e sostenuta dai Giurati che, con atto del 17 sett. 1682, in not. Antonino Rallo, gli assegnano once 12 annuali.

Il “Conservatorio”, intitolato a “Maria Immacolata”, viene allocato inizialmente in un edificio di modeste proporzioni attiguo alla chiesa di S. Antonio Abate; ma il 17 ottobre 1688, con atto del not. Giuseppe Sardino, viene trasferito “alla Batiedda”. La sua vita, però, è certamente grama e breve se, nel 1737, in occasione della fondazione del Collegio di Maria, il Principe può utilizzare, previo ampliamento, quei locali “un tempo Conservatorio d’orfane”, e fargli assegnare “dalli Giurati quelli stessi proventi ed elemosine che prima si pagavano a detto Conservatorio” (Sac. Mendolia, “Storia …”)

L’Orfanotrofio Renda

All’erezione di un vero e proprio Orfanotrofio provvede nel 1783 un altro Renda, Don Pietro, mediante un “Oretenus” affidato alla figlia D.na Girolama con testamento del 10 Marzo in not. Giuseppe Maria Pollaci. Don Pietro Renda Planeta, Segreto (Amministratore) del Principe Benedetto Grifeo, ha solo due figlie femmine, Girolama, rimasta nubile, e Dorotea, che, sposando D. Stanislao Emanuele, barone di S. Giuseppe, dà origine alle famiglie degli Emanuele. Al lascito di Don Pietro si aggiunge, dieci  anni dopo, quello del sac. don Felice Raccagna che, con testamento del 19 febbraio 1793 in not. Vincenzo Varvaro, istituisce proprietario dei suoi beni l’Orfanotrofio “per mantenervi donzelle orfane e povere”.

Passano, però, circa trent’anni prima che D.na Girolama possa vedere approvate con Real Dispaccio del 12 Aprile 1813 “le istruzioni per il governo dell’Istituto”, le cui “tavole” di fondazione prevedono un’Amministrazione composta da “un capitano di giustizia, un giurato superiore ed un ecclesiastico della famiglia Emanuele…”.

La stessa D.na Girolama, poi, con atto del 12 Marzo 1814 in not. Filippo Pollaci, assegna all’orfanotrofio quattro legati di maritaggio, oltre a due per culto religioso, uno per messe e uno “per festeggiamenti di Maria SS. Addolorata nella chiesa propria dell’Istituto”.

La prima sede

La sede originaria dell’Orfanotrofio è costituita dal complesso monumentale detto “Batiedda”, posto all’angolo delle attuali vie Vespri e Libertà, composto da un grande caseggiato (ridotto a piazza dopo il terremoto del 1968) e dall’annessa chiesa dell’Addolorata. Una descrizione esatta dei luoghi viene fatta dal Sac. Mendolia (“o.c.”) a proposito delle cisterne disseminate nel centro urbano. Egli ricorda che nell’anno 1815 la zia, D.na Girolama Renda, “in un brieve e compendiato recinto” aveva fatto cavare la base d’una nuova chiesetta e che ancor prima “il sig. Don Pietro suo padre aveva cavato le fondamenta alle mura e stanze contigue alla detta chiesa”. Tale circostanza è avvalorata dalla coeva toponomastica cittadina, quale risulta dalla “Pianta topografica dell’Urbano di Partanna, Fatta per la Rettifica del Catasto Fondiario affidata al Sig.r Controloro Don Giovanni Spicciati” e redatta da “Francesco Fontana Architetto Agronomo” il 31 maggio 1846, durante il Regno Borbonico. In tale documento, il sito in questione viene contrassegnato col nome di “Reclusorio delle Orfane” e la via (oggi via Vespri) col titolo di “Strada del Reclusorio delle Orfane”. Una espressione che ritroviamo nella Relazione ad limina del 1820 di mons. Emanuele Custo, vescovo di Mazara, che registra a Partanna un “reclusorium pro puellis orphanis ex pia munificentia cuiusdam mulieris fundatum”.

Dopo l’unità d’Italia

Le leggi eversive messe in atto dai governi sabaudi, inevitabilmente provocano contraccolpi negativi anche nei confronti dell’Orfanotrofio Renda. Fra gli altri provvedimenti, lo Stato prevede l’incameramento dei legati di maritaggio, considerati di natura incerta, per indennizzare i “danneggiati di Palermo dalle truppe borboniche del 1860”. L’Orfanotrofio Renda, che, come qualsiasi Opera Pia, si regge sulle rendite provenienti dai lasciati di benefattori, corre il rischio di chiudere. Nel 1874 il debito nei confronti dello Stato ammonta a £ 4.139,13. Si chiede e si ottiene una dilazione. Ma si stenta a far fronte alla quotidianità. La situazione viene salvata grazie ad un sussidio di £ 300 elargito dal Comune.

Tale operazione, però, non è senza conseguenze. Il consiglio Comunale approfitta della debolezza dell’Amministrazione dell’Ente per pretendere il monopolio del diritto di nomina dell’Amministrazione, escludendo la rappresentanza ecclesiastica. Inizia così un braccio di ferro tra il Consiglio Comunale ed il Vescovo che si protrae per circa quarant’anni. Il primo delibera ripetutamente l’esclusione della rappresentanza vescovile. E ripetutamente l’alto Prelato, ricorrendo alle autorità tutorie (Prefetto, Ministero degli Interni, Consiglio di Stato, Cons. Sup. per l’Assist. e la Benef. Pubbl.), viene reintegrato nel suo diritto. Così, ad esempio, il 30/11/1894 il Consiglio, per bocca dell’avv. Molinari, dichiara di ritenere “assurdo che un ecclesiastico debba ingerirsi in una amministrazione civile” e ne delibera l’esclusione. Ma il 25 ottobre 1896, è costretto a riconoscere che “l’Amministrazione di detto stabilimento è così composto: un membro della famiglia Emanuele; un membro eletto dal Consiglio; un membro eletto dal Vescovo”.

Orfanotrofi Riuniti Renda

Una qual certa tregua fra le parti contendenti si ha soltanto nel 1915, quando, grazie anche alle pressioni del Consiglio Superiore di Assistenza e Beneficenza Pubblica, si conclude il lungo e tormentato iter per la fusione tra l’Orfanotrofio Renda ed il Collegio di Maria, iniziato nel 1910. Alla pacificazione avrà contribuito certamente il fatto che nel 1909 l’Orfanotrofio viene affidato alle cure delle Suore Missionarie di Maria Immacolata, assicurando così anche l’educazione religiosa, per cui al Vescovo appare congrua la proposta del Consiglio Comunale di riunire in un unico ente l’Orfanotrofio ed il Collegio. La nuova Amministrazione è costituita da sette membri: cinque eletti dal Consiglio Comunale, fra cui un membro della famiglia Emanuele; uno eletto dal Vescovo e uno dal Principe Grifeo. In quella occasione, grazie allo stesso Consiglio Superiore A.B.P. che rigetta la proposta del Consiglio Comunale di intestare l’Istituto alla “Regina d’Italia”, viene conservato il nome di “Renda”.

I locali degli Orfanotrofi Riuniti

Il nuovo Istituto, che prende il nome di “Orfanotrofi Riuniti Renda”, viene allocato nei locali del Collegio, mentre i locali della “Batiella” vengono ceduti in affitto al Comune ed adibiti a scuola elementare femminile. Nel 1919, il Consiglio Comunale, su proposta del cons. avv. Pietro Molinari, per motivi non del tutto chiari, delibera la “permuta del fabbricato di S. Benedetto con quelli degli Orfanotrofi Riuniti Renda”, deliberando di cedere “in proprietà all’Amministrazione degli Orfanotrofi Riuniti Renda il fabbricato dell’ex. Monastero di S .Benedetto di proprietà del Comune” in cambio del “fabbricato dell’ex Orfanotrofio Renda e la chiesa annessa, nonché il fabbricato dell’ex Collegio di Maria con l’annessa chiesa”. (Votano contro il sindaco, dr. G.ppe Cottone, e il sig. Calandra(?). Ma poi non se ne fa niente; e l’Orfanotrofio continuerà ad essere allocato nei locali del Collegio, dove vengono anche accolte, oltre alle “collegine, le converse, le donne della vecchia famiglia, preposte all’educazione e sorveglianza delle ricoverate degli enti raggruppati”, cui vengono riconosciuti “uguali diritti come per il passato”. Il complesso della Badiella, invece, viene alienato, giusta atto dell’Amministrazione degli Orfanotrofi Riuniti del 2/2/1924, e acquisito dal comune, con Del. Cons. n. 129 del 7/12/1926, “ad enfiteusi perpetua mediante il pagamento di un canone annuo di £ 6.000”, per essere definitivamente adibito a scuole elementari femminili.

Il nuovo corso dell’Orfanotrofio

Una novità del nuovo Statuto riguarda l’istituzione di un “Comitato di Patronato per le alunne” con lo scopo di “dare ad esse appoggio di autorità, di consiglio e di protezione” (non disdegnando, però, anche di ricercare forme varie di sostegno economico, quali sottoscrizioni e lotterie). Esso è “costituito da dieci Signore designate ogni due anni dal Consiglio Comunale”, per cui la sua configurazione sociale finisce col riflettere la geografia politica prevalente nel tempo. Nessun problema particolare viene segnalato durante il ventennio fascista: i vari podestà guardano con attenzione alla pia opera intervenendo secondo le  possibilità del Comune. Come quando, il 16/3/1933, il Commissario, cav. Salvatore Stalteri, delibera la “Cessione gratuita all’Orf. Renda di sette travi di cipresso abbattuti nell’ultimo ciclone nel Cimitero per essere impiegati in lavori di restauro dei locali del pio Istituto”; o come quando il 5/12/1935, il Commissario Prefettizio, Giuseppe Iemmola, delibera un “Contributo di £ 600 per la cura di 9 orfanelle affette da malattia del cuoio capelluto”.

Casa dei Fanciulli Renda-Ferrari

Dopo il terremoto del 1968, infine, l’Orfanotrofio cambia ancora pelle. Circa trent’anni prima, con R. D. 14/6/1934, n. 1215, a Partanna era stato istituito un Orfanotrofio Maschile, grazie ad un lascito del sac. Filippo Ferrari “col legato netto di £ 110.000 per mantenere una suora, una servente e tre orfanelli”(dallo Statuto), cui si aggiungeranno ben presto vari altri interventi, quale quello di un partannese residente a Milano, il Gr. Uff. Francesco Biondo, che si era fatto carico della retta di tre orfani, e quello dello Stato che si impegnava ad assistere un figlio di carcerato. Il pio istituto era gestito dalle Suore del Boccone del Povero e allocato nel Monastero di S. Benedetto. Con D.P.R. 20/12/1973, pubblicato sulla G.U.R. n. 120 del 9/5/1974, al fine di fortificare il patrimonio dei due Enti, l’Orfanotrofio Ferrari viene aggregato all’Orfanotrofio Renda, dando così origine alla “Casa dei Fanciulli Renda-Ferrari”, tenuta dalle Suore Missionarie di Padre Bianchi. Purtroppo, però, tale fusione resta solo sulla carta: il ramo maschile, infatti, non entrerà mai in funzione.

P.S.- Sento il dovere di ringraziare l’avv. Francesco Emanuele Calandra, i cui “appunti” sono valsi anche come ”tessere” per il completamento del “mosaico”.